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Istat: l’Italia invecchia, solo un bambino ogni sei over 65
La fotografia demografica del Paese: il calo delle nascite e l’aumento dell’aspettativa di vita pongono nuove sfide per il futuro.
La fotografia demografica del Paese: il calo delle nascite e l’aumento dell’aspettativa di vita pongono nuove sfide per il futuro. Un Paese che invecchia: i dati ISTAT L’Italia è sempre più un Paese di anziani: secondo i dati pubblicati dall’ISTAT, c’è solo un bambino per ogni sei persone con più di 65 anni. Questo rapporto evidenzia un trend demografico preoccupante, che pone sfide…
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Ossessivo desiderio di femmina
"Ehiiii: che c'è, Ida? Ti conosco abbastanza da sapere che è da un po’ di tempo che sei inquieta…"
"si, hai ragione Lucio. È che la cosa mi imbarazza. Certo, so che posso essere assolutamente sincera, con te. Ci mancherebbe! Sono anni che siamo colleghi e di me sai tutto, misure di scarpe e del reggiseno incluse! E tu quindi puoi aiutarmi."
"dai, scema: spara, che oggi pomeriggio qui in ufficio non abbiamo più niente da fare e abbiamo tempo e quiete fino alla chiusura. Per fortuna…"
"ecco… è che da quando mi sono separata, sono tre anni ormai, io non ho più… capisci? E non ce la faccio più…"
"be’ direi che la cosa è molto seria, accidenti. Ma io… con tutta l'umana comprensione, per carità, cosa posso fare per te?"
"questo è il punto: io non voglio più alcuna relazione. Sto bene così, grazie. Almeno per ora; quindi se sei d'accordo e mooolto ma mooolto discretamente, io e te potremmo fare… diciamo, della 'ginnastica', sempre che ti vada? Sperando che tu non abbia troppi scrupoli morali nei confronti di tua moglie… una cosa leggera. Così: con dedizione ma senza coinvolgimento emotivo. Solo ogni tanto… anche visto che lei è all'ottavo mese e quindi la lasciamo in pace, poverina… ecco perché mi sono permessa, perché m'è venuto in testa…"
"devo dire che mi lasci basito: sarebbe uno sconvolgimento della mia vita totalmente inaspettato per me, questo… non è che non avrebbe impatto…"
"vabbe’ lasciamo stare, scusami. Non avrei dovuto. Ho proprio passato la linea, con te! Perdonami, ma almeno mi sono sfogata. Ecco: adesso divento rossa… Puoi dimenticare, per favore?"
"nooo: che dici! Sono d'accordo: si fa. E poi… il ferro va battuto finché è caldo, no? Telefono a casa per dire che farò un po’ tardi, stasera. Aaah.. ecco che vedo tornare il sorriso sul tuo bellissimo volto, finalmente! Confidenza per confidenza: stai tranquilla. Assolutamente. Perché io per te ho un debole. Ti… d-e-s-i-d-e-r-o da morire! Da sempre sei la mia maggior fonte di distrazione, qui al lavoro. Ti adoro letteralmente. E adesso che sei arrossita ti voglio ancora di più. Mi sto già legando a te, che tu lo voglia o no. Altro che senza coinvolgimento.”
"si, anch'io - detto con estrema franchezza - ti trovo profondamente maschio e molto attraente. Ti ringrazio della confidenza intima: è molto gradita. Sai, solo al pensiero di dovermi impegnare in un nuovo, faticoso rapporto con qualcuno… invece tu mi conosci, con te sono a mio agio. E sei un bel manzo giovane. Mi fido di te ciecamente per tutto, ma lo sai no? Anzi, già che ci siamo, ti confesso che c'è un'altra piccola cosa…"
"mi vuoi far impazzire, oggi? Già avrei bisogno di una doccia fredda… ma dimmi…"
"ecco: con mio marito non l'ho mai fatto. Mi vergognavo! Ma c'è una cosa che proprio…"
"dai: parla. Sai che puoi dirmi e chiedermi tutto, no? Sii sincera, sciolta e apriti fino in fondo…"
"allora: io vorrei tanto prenderlo in bocca, sentire i gemiti dell'uomo e l'urgenza maschile di venirmi dentro che lo spinge ad affondare nella mia gola. Vorrei sentire che mi prendi per la nuca, così che io non scappi e bramo sentirmi tua schiava dentro. Da te sottomessa con forza, fino a che non sarai soddisfatto! Desidero ingoiare il tuo seme, sentirti pulsare e percepirti fremere per me, godere. Ti lavorerei l'asta con giochi di lingua sapienti, mentre mantengo il contatto visivo. Così capiresti che ti sto adorando… Ho provato con degli ortaggi, ma non è la stessa cosa! Ecco: l'ho detto. È proprio una cosa che desidero fortemente. Con mio marito mi sono sempre vergognata di prendere l'iniziativa, non volevo che pensasse che sono una poco di buono, una porca. E poi lui non me l'ha mai chiesto. Idiota! Ma comunque questo è da sempre un mio grandissimo desiderio…"
"basta: adesso mi stai proprio facendo morire dalla voglia di averti. Tranquilla che oggi potrai fare con me tutto ciò che vuoi, giuro. Anzi, ti dico solo due parole, per prepararti psicologicamente: lato B!"
"oddio che bello! Ma… mi farai molto male? Comunque… si, confesso che anche questa è una cosa che desidero da tempo. Voglio assolutamente anche che tu mi rompa il culo. Si: mi dovrà far male. Sai: devo fare con te tutto quello che non ho mai fatto prima. Proprio come una squillo di lusso, che ne prende magari solo uno o due al giorno. Ma che lavora come si deve, con impegno e ogni sua sessione dura a lungo. Ok, allora: tra mezz'ora stacchiamo. Usciamo separati. Non voglio pettegolezzi. Ci vediamo a casa mia, tra un'oretta. Dammi il tempo di preparare l'atmosfera e me stessa: devo farmi stupenda solo per te. Non vedo l'ora di averti dentro. Intanto, adesso in silenzio e rapido, per favore vieni qui: ti concedo l'anticipo di un bacio… Dai: non farti pregare, figo della Madonna…"
RDA
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Lancette
Questo in foto è un capolavoro di arte artigianale: è un orologio Breguet che ha molteplici "complicazioni", cioè mostra dei dati come l'equazione del tempo (la differenza tra il tempo solare medio, il nostro tempo civile della durata convenzionale di ventiquattrore, e il tempo solare vero, che varia in funzione dell’orbita irregolare della terra intorno al sole) o il calendario perpetuo e sul quadrante finemente lavorato a guilloche sfoggia un tourbuillion, geniale invenzione di Abraham Louis Breguet, cioè l'installazione dell'intero scappamento (il bilanciere con la rispettiva molla, l'ancora e la ruota di scappamento, ossia le parti più sensibili agli effetti della forza di gravità) all'interno di una gabbia mobile che compie una rotazione completa ogni minuto. In questo modo, i difetti, che hanno una cadenza regolare, si compensano reciprocamente. Questo è un prodotto fatto quasi totalmente a mano da un abilissimo orologiaio. E abilissima è l'autrice di questo libro, che ho adorato
Rebecca Struthers è una delle ultime orologiaie del Regno Unito. In questo saggio racconta la sua storia prima di studentessa (fino alla laurea in orologeria), poi di giovane artigiana e infine da affermata restauratrice di orologi antichi e, insieme al marito Craig, fine produttrice di pezzi unici, fatti completamente a mano nel loro piccolo laboratorio di Birmingham. Ogni capitolo è un pezzo di storia della sua vita, un pezzo di storia dell'orologio e un pezzo di meccanica, dove spiega con la massima semplicità (tipica di chi è maestro di una disciplina) le meraviglie tecniche che indossiamo al polso ogni giorno.
Oltre le incredibili storie dell'oggetto, i cui andamenti variano da oggetto di lusso a status symbol economico, in una sorta di spirale sinusoidale di successo, commercio e crisi e dei personaggi a loro legati (scienziati, re e regine, inventori, industriali, geni come Breguet, generali, esploratori, sportivi e così via), ci sono due aspetti che mi hanno colpito profondamente e personalmente:
l'importanza del lavoro degli artigiani, e soprattutto l'importanza delle scuole per gli artigiani: il saggio di Rebecca Struthers è anche un viaggio nel declino di una certa idea di trasmissione del sapere che è coinciso con la fine delle scuole di alta specializzazione (Struthers è stata una delle ultime a completare un corso di studi specifico per l'oreficeria e l'orologeria, che adesso non esiste più). In un paese come il nostro, che spesso solo a parole si vanta della propria tradizione artigiana (che ancora resiste), dovrebbe essere un motivo di studio e dibattito;
Ci sono delle pagine che ho sentito molto vicine a me quando Struthers parla della decisione di mettersi in proprio, e di aprire un laboratorio "fuori dal tempo": le difficoltà iniziali, il modificare macchinari vecchi e usati, il primo stipendio serio dopo anni ma allo stesso tempo la certezza che una scelta di qualità, che comporta molti più problemi di una scelta di quantità, con il tempo sia premiante soprattutto a livello di piena soddisfazione di sè. e l'importanza di fare le cose con le mani, che è un momento creativo eccezionale.
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#shorts #80s #90s #2000s #cinema
I MIEI FILM PREFERITI ANNI '80 - '90 e 2000
Oscar un fidanzato per due figlie
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Trama: Nel 1931 Angelo Provolone, detto Snaps, sposato con Sofia e padre di Lisa, capo di un'importante banda di gangster, è costretto a giurare al padre morente che tornerà ad essere onesto. Perciò, abbandonate le sue lucrose attività, cerca di allearsi con un gruppo di importanti banchieri per entrare nella legalità. Ma proprio nel giorno in cui deve avvenire in casa Provolone questo contratto, si scatena intorno a Snaps una serie di avventure sorprendenti. Per primo giunge il giovane contabile di Angelo, Anthony Rossano, il quale chiede di sposare la figlia del boss, rivelando di averlo derubato di grosse somme, che però intesterà alla moglie nel giorno delle nozze…
Il tredicesimo guerriero
Trama: Nel 922 d.C. Ahmad ibn Fadlan, poeta alla corte di Baghdad, è costretto ad arruolarsi con dodici guerrieri vichinghi che tornano in patria per difendere il re normanno Hrothgar contro un'orda feroce di Wendol, cannibali tatuati e cacciatori di teste, travestiti da orsi o cinghiali.
All'inseguimento della pietra verde.
Trama: Per salvare la sorella, una scrittrice di romanzi rosa successo si reca in Colombia con in mano una misteriosa mappa del tesoro e si trova in mille guai dai quali la tira fuori un simpatico giramondo spericolato. Non esiste l'uomo perfetto, ma l'uomo giusto al momento giusto sì….
Tutto quella notte
Trama: Una baby sitter riceve una chiamata di soccorso da un'amica bloccata dall'altra parte della città. Non potendo abbandonare i bambini lasciatile in custodia li trascina con sé in una notte che più pazza non potrebbe essere
Serenity
Trama: Avanti di 500 anni nel futuro, il capitano Malcom “Mal” Reynolds - un disilluso veterano che ha combattuto, dalla parte dei perdenti, una guerra civile galattica - sbarca il lunario con piccoli crimini e trasportando passeggeri e merci (senza fare troppe domande) sulla nave classe Firefly “Serenity”. È a capo di un equipaggio esiguo ed eclettico – che è per lui la cosa più vicina ad una famiglia – litigioso, insubordinato e fedele fino alla morte. Quando Mal accetta di trasportare a bordo un giovane dottore e la sua instabile e telepatica sorella, imbarca molto più di quello che si aspettava. I due sono fuggitivi dell’Alleanza – la coalizione che domina la galassia – che non si fermerà davanti a nulla pur di riavere la ragazza. L’equipaggio, abituato a navigare non visto ai margini della galassia, si trova improvvisamente intrappolato tra questa forza militare inarrestabile e i Reavers – barbari selvaggi che vagano ai limiti dello spazio. Ricercato da nemici completamente differenti ma ugualmente pericolosi, l’equipaggio comincia presto a scoprire che il pericolo più grande alla loro incolumità potrebbe essere proprio a bordo della “Serenity”.
Baby boom
Trama: Lei è una tigre negli affari, non se la cava bene con gli uomini, dedica quattro minuti esatti al sesso quotidiano e ha fatto le sue scelte: lavoro, carriera, successo, dollari. Poi arriva una bimba di quattordici mesi, orfana, e le cambia la vita…
Casa dolce casa
Trama: Due fidanzati, un avvocato e una violista, si trovano in difficoltà dopo che l'ex marito di lei, un affermato e ricco direttore d'orchestra, rientra dalla tournée, costringendoli a lasciar libera casa sua dove erano ospitati. A New York non è semplice trovare casa e Walter chiede aiuto a Jack, un amico appena uscito di prigione. Attirati da un annuncio e desiderosi di metter su casa insieme, i due acquistano a prezzo stracciato una grande casa di campagna. Non potendo resistere al fascino della villa, i due decidono per l'acquisto, senza sospettare quanto la sua bellezza sia solo di facciata ed invece sia completamente da restaurare. Dalle fondamenta praticamente. I due finiscono quindi invischiati nel gorgo dei lavori edili, con muratori selvaggi, idraulici che si fanno pagare oro, e chi più ne ha più ne metta, mettendo in crisi il loro rapporto.
Insieme per caso
Trama: Una materna casalinga dà una svolta alla propria vita, volando in Inghilterra per seguire i funerali del suo cantante preferito, ucciso da un assassino seriale con balestra, e facendo amicizia col suo compagno e amante. Comici i duetti fra lei e l'energica nuora nana; la gag in aereo con J. Andrews (nella parte di sé stessa) che calma i passeggeri spaventati, facendoli cantare in coro. Ma potranno un gay in lamè, una nana e una casalinga fermare un serial killer?Il film è un'intelligente metafora di come ognuno possa far brillare il suo destino, non solo nonostante le diversità, ma proprio grazie ad esse.
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La realtà
Volevo fare una passeggiata ma mi hanno interrotta. La vicina ha cominciato a parlare e parlare e parlare, poi è arrivata l'amica ottantenne della nostra condomina più anziana e anche lei a parlare parlare di come si sia cresciuta quattro nipoti contemporaneamente e da sola, di come ora a ottant'anni non abbia nemmeno un dolorino, anzi, nemmeno mezzo...e io ci credo perché la vedo nell'orto, da casa dei miei genitori, dalla mattina alla sera, piegata in due come un portafoglio; non s'inginocchia lei, non si tocca la schiena, non fa pause. Lavora. Piegata in due. L'unica cosa è la sera, una grande solitudine e malinconia, ha detto, perché sono sola; per questo cerco di stare in casa il meno possibile. È già abbronzata, ha già raccolto i "bruscandoli" e li stava portando alla sua amica (sta chiusa in casa tutto il giorno, poverina, ed è un anno più giovane di me, ha detto). Ci ha parlato dei figli, delle gare di sci, del vischio e dell'uomo che glielo regala. Volevo passeggiare mezz'ora prima di andare a prende mia madre, avevo voglia di vedere il mio nuovo amico un cagnolino solo, sempre seduto sotto il portico della casa nuova. È bianco e nero; quando passo mi fissa un istante da lontano e poi balzella fino alla recinzione guardandomi attraverso tutto quel pelo che gli copre gli occhi. Mi guarda solo un istante e poi sbatte la schiena contro la rete per farsi accarezzare. Si gode le coccole e si gira come sul girarrosto; un po' sulla schiena, un po' di fianco un po' sulla testa. Ha il pelo sporco e non gli tolgono mai la pettorina da guinzaglio, mi dispiace tanto ma sono felice venga in contro al piacere di una carezza. L'ottantenne è sola, il cane è solo, anche il condomino qui affianco è solo. La moglie l' ha lasciato, all'improvviso dopo trent'anni. Era bella, bionda, elegante, leggiadra, lunatica e un po' antipatica; non la vedevo da tempo ma credevo fosse colpa del lavoro e di questi cazzo di uffici dai quali ci facciamo fagocitare e invece se n'è andata con un altro. Ci ha lasciati un po' tutti, in realtà, perché un condominio di sei unità è come una famiglia allargata. Lei era "la bella", quella da senso d'inferiorità perché con il marito, le figlie, il nipote, il lavoro, la palestra, le lavatrici sempre a girare e i capelli da asciugare, era comunque perfetta: lavava le scale, puliva ogni giorno la terrazza, lavava la macchina e ora più nulla di tutto questo. Chi se ne va è come se morisse, se ne parla al passato. Invece è viva e vegeta e ora starà di sicuro meglio, finalmente, si godrà la vita, un nuovo amore e la primavera che arriccia i pensieri. Lui, invece, è qui affianco, dimagrito, lo sguardo un po' spento. Vedovo. È sola l'ottantenne alla sera, è solo il cane tutto il giorno, è solo F. qui affianco, forse che la solitudine mi stia parlando? Non so. Ci sarà sicuramente qualcosa da capire. Ho delle amiche che scrivono poesie, a volte le capisco e a volte no, ma c'è chi dice che la poesia non si debba per forza capire, può essere anche solo un ritmo, un disegno, un colore...una volta anche io la pensavo così ora no. Preferisco capire o, perlomeno, sentire qualcosa. Le amiche oggi hanno presentato due libri, eravamo in tanti: dal soffitto della libreria scendevano testi dondolando su cartellini chiari, guardavamo tutti all'insù, era strano, sembravamo proprio esseri umani che leggono delle idee, che assaporano visioni. Bello. Gente. Parole scritte e parlate, sguardi, baci, rincorse di mani a sentire la carne con la carne, toccare. Ho bevuto un rosé, sorriso a sconosciuti, rivisto conosciuti che non vedevo da tempo. Mamma ha comprato un tailleur color inchiostro, io due libri. Mi hanno riportata a casa presto, le stelle erano appuntite, in salotto mi aspettavano cose da leggere e invece sto scrivendo. Ieri notte ho sognato te, ho sognato che dormivamo abbracciate strette, talmente strette che non c'era spazio fra noi, tutto combaciava. Eravamo una. Il sogno è la realtà, basta saperla vedere.
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Ed eccoci di nuovo qui con la rubrica a cadenza mensile e precisamente l'ultimo giorno di ogni mese, curata dalla nostra utente e amica Valentina Pace
Questa rubrica nasce anche e soprattutto da una riflessione che ci accompagna da un po' di tempo: per una "piccola" biblioteca di un piccolo paese non è sempre facile stare al passo con le richieste, i suggerimenti, le necessità degli utenti e non. Per questo motivo, con l'aiuto di Valentina scopriremo nuovi autori e nuove letture, consigli e spunti di riflessione, insieme a curiosità e notizie sui nostri cari libri. E allora, diamo il benvenuto a questo nuovo spazio culturale dove si viaggerà alla scoperta delle case editrici indipendenti: ʟᴇᴛᴛᴜʀᴇɪɴᴅɪᴇ.
La casa editrice di questo mese è: Neri Pozza
Buona lettura a tutti!
OMICIDIO A CAP CANAILLE - CHRISTOPHE GAVAT
“… il comandante sa bene che i delinquenti marsigliesi non hanno nulla da invidiare ai loro colleghi della capitale in materia di criminalità. In quanto a tecniche per uccidere il prossimo il marsigliese, benché provinciale, non manca mai di immaginazione, e tiene a dimostrare al parigino che in questo campo, come su quello da calcio, il migliore è lui. E che non ha paura di dégun – di nessuno.”
Cos’hanno in comune un cadavere carbonizzato trovato nel portabagagli di un’auto abbandonata a Marsiglia: il cosiddetto “barbecue”, un sistema atroce per regolare i conti tra fuorilegge, con una serie di rapine a furgoni portavalori a Parigi?
Il comandante Henri Saint-Donat, da poco trasferito alla Brigata criminale della città provenzale dal 36 quai des Orfèvres, la celeberrima sede della Polizia giudiziaria di Parigi, capisce subito di trovarsi di fronte ad un caso molto complesso.
Henri ha un curriculum di tutto rispetto, è un poliziotto di grande esperienza ed estrema sensibilità; dopo tanti anni di matrimonio è ancora molto innamorato della sua Isabelle, ma è anche un uomo tormentato a causa di una tragedia familiare che lo ha segnato nel profondo e di cui nessuno dei suoi colleghi è a conoscenza.
Negli uffici dell’Eveché, sede della polizia giudiziaria, nel dedalo di strade che attraversa La Cayolle, quartiere labirintico e malfamato di Marsiglia, nei corridoi delle Baumettes, il tetro penitenziario, Henri non è solo. Lo supportano il giovane tenente Basile Urteguy e il capitano Lucie Clert.
Basile è un ragazzo pieno di vita, un appassionato di musica, un genio dell’informatica e, allo stesso tempo, un poliziotto di grande perspicacia: nel corso dell’indagine il suo apporto sarà fondamentale.
Lucie, invece, è una forza della natura: una gran bella donna dal carattere impossibile che ha il brutto vizio di saltare subito alle conclusioni. Sul lavoro è testarda e professionale, ma la sua vita privata è un vero disastro. Chissà che non trovi l’amore proprio nel corso dell’indagine…
“Omicidio a Cap Canaille” è un polar di azione che mostra al lettore le tecniche di investigazione della polizia francese, ma dà anche molto spazio alla vita privata e ai sentimenti dei suoi protagonisti.
I capitoli sono estremamente brevi e il linguaggio è semplice, diretto, crudo nel raccontare l’evolversi dell’inchiesta giudiziaria, ma altrettanto evocativo nelle pagine dedicate alla descrizione dei luoghi e degli stati d’animo, anche quando i sentimenti, le emozioni e il privato dei protagonisti prendono il sopravvento sul dovere professionale.
L’autore, Christophe Gavat, è lui stesso un commissario della polizia francese e, leggendo il romanzo la passione per il suo lavoro, il rispetto e l’ammirazione per i colleghi sono del tutto evidenti.
“È ancora un piedipiatti nell’anima, perché ama quell’atmosfera ovattata e notturna dell’Evêché, dove i passi riecheggiano nei corridoi vuoti, dove solo poche luci negli uffici, qualche grido o un’invettiva qua e là suggeriscono che ci siano ancora dei poliziotti al lavoro. Lavorano sempre. Soprattutto, sa di amare quegli agenti dal carattere forte, che non mancano né di energia, né di abnegazione, né di senso dell’umorismo per svolgere ogni giorno con passione il loro mestiere, tanto da farlo anche di notte.”
COSA MI È PIACIUTO
La lettura di “Omicidio a Cap Canaille” è stata la mia prima esperienza con un polar e ho apprezzato moltissimo la descrizione vivida dei luoghi, l’approfondimento psicologico dei personaggi e l’analisi dei rapporti che si creano tra di loro.
COSA NON MI È PIACIUTO
Il finale prevedibile.
L’AUTORE
Christophe Gavat, nato nel 1966, è entrato in polizia nel 1989. Parigi, Marsiglia, Grenoble, Guyana: nella sua carriera pluritrentennale è stato decorato al valore, messo sotto inchiesta e reintegrato. Ha avuto a che fare sia con i grandi casi che catturano l’attenzione mediatica, sia con i piccoli casi quotidiani che lasciano il segno. Già autore di tre libri sulla sua vita di poliziotto, con questo suo primo romanzo si è aggiudicato nel 2021 il Quai des Orfèvres, premio deciso da 21 giurati tra poliziotti, avvocati, magistrati e giornalisti.
LA CASA EDITRICE
Neri Pozza è una casa editrice veneta rinomata e prestigiosa, fondata nel 1946 dall’omonimo scrittore e ha pubblicato, nel corso degli anni, opere di autori molto famosi della letteratura italiana come Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale, Goffredo Parise, Massimo Bontempelli, Giuseppe Berto ai quali si affiancano oggi nomi internazionali grandiosi quali Romain Gary, Natsuo Kirino, Tracy Chevalier, Eshkol Nevo, Herman Koch.
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TOKYO MEW MEW REWATCH - EP 39
E dopo due mesi di assenza ospedaliera, tornano i miei rewatch. Vi erano mancati?
Mi piace che in questo episodio Pai e Taruto siano più rabbiosi del solito. Si vede che mentre le eroine hanno la loro bella serie di vittorie, agli alieni inizia a pesare la ripetuta sconfitta.
Se Pai e Taruto sono più rabbiosi Kisshu inizia a capottare psicologicamente proprio. Bello il suo monologo/flashback, che illustra il contrasto tra il voler fare il bene della propria gente e quella che ormai è un'ossessione verso Ichigo.
Eccallà, la famosa scena che ha fatto tanto incazzare i fan della ichisaya.
Credo di aver visto almeno due o tre persone criticare il fatto che Masaya si dichiari già interessato a Ichigo, che va a cozzare contro lo schifo generalizzato che il personaggio prova verso l'umanità e che cambia proprio man mano che conosce la ragazza.
Personalmente, devo dire che sono d'accordo. Credo che la mia versione preferita sia quella di New, che fa un misto delle due cose: Masaya parte con una vaga fascinazione per l'atteggiamento spontaneo di Ichigo (in contrasto con il suo, sempre studiato per farlo apparire come un 'bravo ragazzo') ma l'interesse vero e proprio, e poi l'amore, si sviluppano man mano che i due passano del tempo insieme e hanno veri momenti di dialogo e confronto.
Certo che 'sto Chimero sta facendo un buon lavoro nell'imitare la personalità di Ichigo. O quantomeno, non ha l'interpretazione trasparente che si vede di solito in queste trame in anime per un pubblico giovane, è comprensibile che le altre ragazze siano rimaste fregate.
Quando crei una 'trasposizione in un mondo onirico/inconscio', puoi creare mille avventure in un mondo illogico, fare una profonda esplorazione della mente del personaggio tramite un mondo ricco di simboli ...
Oppure puoi creare un campo sterminato e un attacco a base di cuscini.
- Cosa si prova a far soffrire le tue amiche?
Qualcuno che ha dovuto lasciare un suo amico a morire dovrebbe saperne qualcosa. Seriamente, adoro questo piccolo arco narrativo in cui una ferita non viene dimenticata in due episodi, ha conseguenze serie sia per chi la subisce che per chi gli sta intorno.
E una sottile dimostrazione che Pai non è completamente freddo, vuole bene ai suoi compagni di missione; semplicemente deve dare la priorità alla stessa.
- La uccido io!
Procede a svegliarla e perdere tempo a pretendere che vada con lui. Dopodiché sviene. Vabbè, del resto è sempre stato chiaro che la coerenza quando Ichigo è coinvolta fosse uno dei punti di forza di Kisshu.
Scherzi a parte, facendo il rewatch ho il sospetto che questo anime abbia posto le fondamenta per il mio debole per i personaggi che crollano mentalmente a un certo punto della storia. Pai e Taruto hanno ragione: una scenetta patetica, l'imbarazzo di seconda mano è forte (per non parlare della moralità di minacciare una ragazza di ammazzarla se non si mette con lui), ma mi riesce difficile non provare una certa pena per Kisshu.
Bella la scena finale con Retasu che nota che gli alieni possano provare emozioni ... non fosse stato per il fatto che gli alieni si sono dimostrati molto emotivi (fatta forse eccezione per Pai) fin dai primi incontri, e soprattutto che non sia la prima volta che viene fuori il fatto che loro stiano combattendo per le loro famiglie e amici. Questo anime ha dei bei momenti toccanti, ma spesso non riesce a creare una connessione tra loro.
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“ Yūichi ritornò, facendo dondolare le chiavi dell'auto. "Visto che poteva stare così poco, bastava pure una telefonata," disse, mentre si toglieva le scarpe all'ingresso. Io risposi "Hmm" senza alzarmi dal divano. "Mikage, sei stata colpita dalla mamma?" fece lui. "Beh, non ho mai visto una donna così bella," dissi francamente. "Però sai..." Yūichi entrò nella stanza e sedendosi per terra davanti a me, continuò sorridendo: "Ha fatto una plastica." "Ah." Cercai di nascondere l'imbarazzo. "In effetti avevo pensato che di viso non vi assomigliate per niente." "Ma hai capito?" disse con un'aria come se gli scappasse da ridere. "Lei è un uomo" . Questa volta non ce la feci a fingere. Restai a fissarlo ammutolita, con gli occhi spalancati. Aspettavo che da un momento all'altro dicesse ridendo: 'Scherzavo'. Un uomo lei? Con quelle dita affusolate, quei gesti, quel portamento? Ricordando quella creatura bellissima, aspettavo la smentita col fiato sospeso, ma lui si limitava a guardarmi con aria beata. Fui io a parlare: "Ma tu hai sempre detto 'mia madre... mia madre'..." "Beh, per forza. Tu una così la chiameresti 'papà'?" rispose calmo. Aveva ragione. Era una risposta quanto mai appropriata.
"E quel nome, Eriko?" "Non è il suo vero nome. In realtà si chiama Yūji." Per un momento mi si appannò la vista. Appena riuscii ad articolare le parole, chiesi: "Allora, chi è tua madre?" "Tanto tempo fa Eriko era un uomo," rispose lui. "Quand'era molto giovane. E un giorno si sposò. Sua moglie era la mia vera madre." "Che... che tipo era?" chiesi. Non riuscivo a figurarmela. "Non me la posso ricordare. Ero troppo piccolo quando è morta. Ho una foto però. Vuoi vederla?" Feci di sì con la testa. Senza alzarsi, allungò il braccio per prendere la sua borsa. Tirò fuori dal portafoglio una foto e me la porse. La donna della foto aveva capelli corti e lineamenti minuti. L'età era indefinibile. C'era in lei qualcosa di bizzarro. Dato che restavo in silenzio, disse: " É un tipo stranissimo, non pensi?" Risi, imbarazzata. "Eriko era ancora bambino, quando andò a vivere dalla famiglia di mia madre, quella della foto. In pratica fu adottato. Lui e mia madre crebbero assieme. Anche quand'era un uomo era bello e pare che avesse molto successo. Lei aveva questo faccino buffo. Chissà perché proprio lei..." Sorrise guardando la fotografia. "Voleva molto bene alla mamma e per lei entrò in contrasto con la famiglia. Fuggirono insieme, sai?" Assentii. "Quando la mamma morì, Eriko lasciò il lavoro. Solo e con un bambino piccolo, non sapeva proprio che fare. Allora decise di diventare donna. 'Tanto ormai non mi sarei più potuta innamorare,' dice lei. Pare che prima di diventare donna avesse un carattere molto chiuso. Siccome non è tipo da lasciar le cose a metà si fece fare anche l'operazione al viso e il resto. Coi soldi che le restavano ha aperto il locale e mi ha tirato su. Insomma, mi ha fatto anche da padre...", concluse ridendo. "Che vita incredibile è stata la sua!" dissi io. "Ehi, mica è morta, sai!" fece Yūichi. Potevo credergli o c'era ancora sotto qualcosa? Più ascoltavo, più quella storia mi sembrava incredibile. “
Banana Yoshimoto, Kitchen, traduzione dal Giapponese e postfazione di Giorgio Amitrano, Feltrinelli (collana Universale economica n°1243), 2007³⁴, pp. 17-18.
[1ª Edizione originale: キッチン, Fukutake Editore, 1988]
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3000 EURO AI DIPENDENTI CHE FANNO UN FIGLIO: L’AZIENDA PREMIA LA VITA
Un’azienda con oltre 1.700 dipendenti in provincia di Torino e in diversi stabilimenti nel mondo, ha deciso per tutto il 2024 di regalare 3.000 euro per ogni lavoratore che ha figli o che li adotta. Una scelta in controtendenza con la prassi che vede avere bambini come un ostacolo alla produttività o alla presenza al lavoro, soprattutto per le donne.
L’incentivo è parte della politica dell’azienda per migliorare il benessere dei propri dipendenti e, più in generale, per creare meccanismi virtuosi con il territorio e le realtà locali ove essa opera, oltre a contrastare la sindrome delle culle vuote e della denatalità che si sta verificando anche in Italia. “Siamo un’azienda molto giovane con un’età media dei dipendenti sotto i 40 anni e il 60% donne” spiega Niccolò Bellazzini della Sparco, azienda multinazionale che produce abbigliamento tecnico per gli sport motoristici e per le competizioni auto e motociclistiche. “Anche nel management abbiamo un numero elevato di donne, molte sono responsabili di prima linea in posti strategici come il commerciale, il legale, il motorsport, le risorse umane. Ho preso spunto da aziende grandi come la Prysmian che ha fatto un’operazione analoga a luglio garantendo 5.000 euro ai suoi dipendenti che faranno un figlio” dichiara il manager piemontese che crede nel valore della famiglia come elemento di forza per i suoi collaboratori e di ricchezza per la società. “Le imprese hanno una responsabilità sociale prevista anche dalla nostra carta istituzionale e solamente restituendo ricchezza soddisfiamo il nostro dettato costituzionale” ricorda Bellazzini.
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Fonte: Sparco; foto di Carlos Santiago
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The Killing: un viaggio oscuro tra delitto e redenzione.
Introduzione alla serie
The Killing è una serie televisiva crime disponibile su Disney+, remake di un prodotto danese tratto dalle opere dello scrittore David Hewson. La serie statunitense è divisa in quattro stagioni. Le prime due narrano il caso dell’omicidio di una diciannovenne Rosie Larson. Mentre la terza e la quarta trattano altri due casi diversi. Le prime tre stagioni sono composte da 13 episodi mentre l’ultima da sole 6 puntate.
I protagonisti sono una coppia di detective della squadra omicidi: Sarah Linden e Stephen Holder. Insieme dovranno affrontare il crimine nella città di Seattle e affrontare i drammi delle loro vite.
La serie è stata accolta molto positivamente dal pubblico e dalla critica. Personalmente è stata una tra le serie televisive più interessanti e coinvolgenti che io abbia mai visto.
L’ambientazione e l’atmosfera noir di Seattle
I protagonisti sicuramente sono i detective e le famiglie delle vittime, specialmente nella prima e nella seconda stagione. Ma da padrona la fa Seattle. I suoi angoli nascosti, la pioggia costante che infradicia i vestiti di Holder e i capelli di Linden.
Il clima rafforza ancora di più l’atmosfera cupa e asfissiante della trama. Come se la pioggia simboleggiasse il mistero e gli ostacoli che circondano i due detective. Il peso dei vestiti grondanti di pioggia è lo stesso peso che grava su Sarah e su Stephen.
Il tutto è immerso in una fotografia quasi grigia e tonalità che ricordano la tradizione noir. L’inquietudine e la tensione che viene costruita una puntata dietro l’altra.
I personaggi principali e la loro evoluzione
Sarah Linden: il ritratto di una detective tormentata
Sarah Linden è impersonata da Mireille Enos. Il personaggio della detective è scritto meravigliosamente. La tenacia e il coraggio di Sarah vanno pari passo con la sua testardaggine e ostinatezza. Le sue difficoltà familiari e il suo passato travagliato hanno profondamente segnato il suo modo di essere. Quello che ha passato durante la sua infanzia ha segnato in modo radicale le sue relazioni. Tuttavia le sue capacità investigative e il rapporto che instaura con le vittime la rende una detective molto determinata.
Procedendo nelle stagioni le sue difficoltà con il figlio aumentano. Il suo lavoro la travolge e il legame che sente con le vittime diventa sempre più opprimente. Troverà nel suo nuovo collega un punto saldo e un amico su cui contare.
Stephen Holder: il partner con un passato oscuro
Linden nella prima puntata ha in programma di lasciare la centrale di Seattle, partire per la California con il suo fidanzato e suo figlio. Il suo sostituto, Stephen Holder, arriva alla omicidi dalla squadra narcotici e dovrebbe ricevere i casi della sua collega. Tuttavia, le cose non vanno così. Linden rimane a Seattle, troppo presa dal caso della giovane Rosie.
Anche se si capisce che Holder ha dei segreti sembra essere volenteroso di imparare e mettersi in gioco, anche se i suoi colleghi non lo lasciano esprimere il suo potenziale.
Nel corso delle puntate il rapporto tra i due detective si rafforza. Entrambi hanno dei fantasmi del loro passato che stanno provando ad affrontare. Holder è un ex drogato che cerca di rimanere sobrio e risanare il rapporto con la sua famiglia. Holder e Linden saranno l’uno la spalla dell’altro.
La chimica tra i due protagonisti e come influenza la narrazione di The Killing
Sicuramente uno dei punti di forza della serie è proprio il rapporto tra i due poliziotti. Le difficoltà che devono affrontare, l’intensità dei casi e la loro complessa vita privata li legano e li avvicinano sempre di più.
Da fan della serie ovviamente la loro relazione diventa uno dei traini della storia. L’affetto che si vede negli occhi di Holder quando guarda Linden e il modo in cui la fa ridere. Nel corso degli episodi, tuttavia, possiamo vedere Linden irrigidirsi sempre di più, faticare gradualmente a lasciarsi voler bene da Holder. Le difficoltà di lui si aggravano quando sente il loro rapporto vacillare. Insieme allo svolgimento delle indagini, l’evoluzione della loro relazione è uno dei focus più intriganti.
L’indagine al centro della narrazione
Ogni episodio introduce nuove scoperte, ma anche nuovi dubbi, alimentando un senso di incertezza che cresce progressivamente. La serie non è mai affrettata nel rivelare dettagli cruciali, anzi, gioca con la pazienza degli spettatori, mantenendo alta la tensione fino alla fine. Questo è uno degli elementi distintivi di The Killing: non ha paura di rallentare il ritmo per esplorare a fondo i personaggi e i loro segreti.
Fin dal primo episodio, ci troviamo immersi in un mondo cupo e malinconico, con la pioggia incessante che cade su Seattle come una metafora del dolore e del mistero che permea la storia. Questo clima si riflette non solo nell’atmosfera generale, ma anche nel ritmo stesso della serie, che rifiuta di svelare la verità in fretta. Al contrario, dilata il tempo, costruendo un senso di attesa prolungata che si traduce in un’esperienza di visione intensamente immersiva.
Ogni episodio introduce nuove scoperte, ma anche nuovi dubbi, alimentando un senso di incertezza che cresce progressivamente. La serie non è mai affrettata nel rivelare dettagli cruciali, anzi, gioca con la pazienza degli spettatori, mantenendo alta la tensione fino alla fine. Questo è uno degli elementi distintivi di The Killing: non ha paura di rallentare il ritmo per esplorare a fondo i personaggi e i loro segreti.
Il gioco del sospetto: chi è il colpevole?
Uno degli aspetti più avvincenti di The Killing è il modo in cui riesce a far sospettare di chiunque. Ogni personaggio, dal più marginale al più centrale, sembra avere qualcosa da nascondere. La protagonista, la detective Sarah Linden, interpretata in modo magistrale da Mireille Enos, è spinta a seguire una serie di false piste che portano lo spettatore a sospettare di diversi potenziali colpevoli. Ogni episodio offre nuovi indizi che, anziché avvicinare alla verità, complicano ulteriormente la trama.
Le dinamiche familiari, politiche e personali di ciascun individuo vengono lentamente rivelate, creando una rete intricata di relazioni e motivi che potrebbero portare chiunque a essere il responsabile dell’omicidio al centro della storia.
The Killing gioca con le aspettative del pubblico, mettendo in evidenza come nessuno sia completamente innocente. Questa costruzione del sospetto diventa quasi una danza: ogni volta che si è convinti di aver individuato il colpevole, la serie introduce un nuovo dettaglio che sconvolge tutto. È proprio questa continua oscillazione tra certezza e dubbio che mantiene alta la tensione emotiva.
Temi principali: colpa, redenzione e il lato oscuro della società
Uno degli aspetti più potenti di The Killing è la profondità con cui esplora la vulnerabilità dei suoi personaggi. Sarah Linden è una detective straordinariamente competente, ma anche una donna fragile, costantemente in bilico tra il suo dovere e i suoi demoni personali. La sua ossessione per il caso e la sua difficoltà a separare il lavoro dalla vita privata sono temi ricorrenti che rendono il suo personaggio incredibilmente umano.
Anche Stephen Holder, con il suo passato segnato dalla droga e dalla corruzione, è un personaggio profondamente sfaccettato. La sua lotta per mantenere la sua integrità e guadagnare la fiducia di Sarah è una delle dinamiche più interessanti della serie, che riflette la complessità delle relazioni umane in un contesto di estrema pressione.
La serie non si limita a rappresentare un'indagine poliziesca, ma esplora il lato oscuro della società: la disuguaglianza, la corruzione e il dolore della perdita. Ogni personaggio, anche quelli secondari, è tratteggiato con attenzione, e tutti hanno un ruolo nel complicare il puzzle che Linden e Holder cercano di risolvere.
Conclusioni: perché The Killing è un must-watch per gli amanti del crime
The Killing non è una serie per chi cerca una risoluzione rapida o facile. La sua struttura dilatata e la capacità di mantenere costante il sospetto su tutti i personaggi la rendono un’esperienza unica nel panorama delle serie crime. Con il suo ritmo lento ma intenso, riesce a coinvolgere lo spettatore non solo nella ricerca del colpevole, ma anche nelle vite complesse e vulnerabili di chi cerca giustizia.
Se sei un amante del crime, apprezzerai l’attenzione ai dettagli e la profondità emotiva che questa serie offre. È un viaggio oscuro e complesso, che richiede pazienza, ma che alla fine ripaga con una narrazione avvincente e personaggi indimenticabili.
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La vostra Easy Tears.
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C'è ancora domani: il bellissimo (e arrabbiato) esordio alla regia di Paola Cortellesi
C'è ancora domani, esordio da regista più che convincete di Paola Cortellesi, qui anche sceneggiatrice e interprete: un film da vedere, magari insieme ai propri figli.
Non importa a quale estrazione sociale appartengano e indipendentemente dal livello di istruzione ed economico, tutti gli uomini del film d'esordio da regista di Paola Cortellesi dicono alla protagonista Delia, interpretata dalla stessa Cortellesi, che "se deve impara a sta' zitta". Ma L'attrice più popolare del cinema italiano contemporaneo non ci sta e, preso in mano il microfonoe la macchina da presa, ne ha diverse di cose da dire. Alla faccia di chi fa notare con pregiudizio e senza domandarsi mai realmente cosa abbiano da raccontare, fermandosi solamente al perché - come mai negli ultimi anni, sempre più attrici stiano passando dietro la macchina da presa. Con C'è ancora domani si può dire che Cortellesi ha stupito: non è soltanto perchè è importante ciò che dice, ma anche come.
C'è ancora domani: foto di gruppo del cast
Il film è ambientato in un Italia del primissimo dopoguerra, e per essere precisi nel 1946, nei giorni che precedono il voto tra Repubblica e Monarchia, primo vero suffragio universale del nostro paese. In un bianco e nero che ricorda i film del Neorealismo, la fotografia è di Davide Leone, ci si accorge subito che la vita di questa donna non è semplice: oltre a curare la casa e prole fa tre lavori diversi. Ma nonostante il suo impegno quotidiano, niente sembra sufficiente per il marito Ivano. Un Valerio Mastandrea che raramente ha ricoperto un ruolo così cattivo sul grande schermo. L'uomo la umilia e la svaluta continuamente. E soprattutto la picchia, o come si dice a Roma la mena. Tanto, ed a ogni minimo cambiamento d'umore. Persino la mattina appena svegli.
Ma nonostante tutto, Delia lavora, per i tre figli, in particolare la maggiore, Marcella (Romana Maggiora Vergano). La ragazza vorrebbe continuare a studiare, ma il padre invece pensa solamente a farla sposare bene, in modo da togliersi dalle spalle una bocca in più da sfamare. E magari nel mentre guadagnarci pure. Sì perché nella casa, oltre ai genitori e ai tre ragazzi, c'è anche il nonno Ottorino (Giorgio Colangeli): e sentendolo parlare si capisce subito da dove provenga la violenza di Ivano. Ma l’uomo non è il solo a prendersela con Delia: anche la figlia maggiore la insulta, le dice che non vale niente e accusandola di essere debole perché non reagisce. In realtà la ragazza rivede nella madre il suo futuro.
Paola Cortellesi ha scritto, insieme agli sceneggiatori Furio Andreotti e Giulia Calenda, diretto e interpretato un film, anche se ambientato negli ultimi anni quaranta del secolo scorso è pieno di "rabbia giovane". Questo perché la rabbia delle donne non conosce tempo: in un mondo fatto su misura per gli uomini, rientrare nel genere che viene considerato "minore" è un peccato originale con cui bisogna fare i conti ogni giorno. Soprattutto quando capisci che, per quanto tu possa lavorare sarai molto spesso pagata meno e considerata meno. Anche fastidiosa, specialmente quando cercherai di dire la tua. Perché "quello è omo!", come dice a Delia il datore di lavoro, quando gli chiede spiegazioni sulla differenza di compenso con il nuovo apprendista. Nonostante le donne come lei, madri, nonne e sorelle, siano state e sono le fondamenta su cui si basa la società, la nostra incrollabile cultura patriarcale, forse ora in modo meno sfacciato, dice sempre "e ringraziate che vi facciamo esistere".
C'è ancora domani: un primo piano di Valerio Mastandrea
E all’interno del film questo è evidente quando il fidanzato di Marcella, Giulio (Francesco Centorame), nonostante si presenti come un bravo ragazzo dolce e innamorato, ripete presto nei confronti della ragazza schemi già visti: possesso, violenza, prevaricazione. Ecco perché il film di Paola Cortellesi ha una forza che serve come non mai, soprattutto al giorno d’oggi, quando pensiamo che la società abbia fatto grandi passi avanti invece orrendi fatti di cronaca ci smentiscono quotidianamente. L'utilizzo di canzoni moderne in un film ambientato quasi 80 anni fa non è per nulla casuale. Perché storie come questa possono anche sembrarci lontane, ma accadono quotidianamente, anche nel "civile" 2024. E dare per scontati diritti come quello del voto, al divorzio e all'aborto, conquistati se ci fermiamo a pensare praticamente ieri, è un pericolo insidioso. quindi anche in tempi moderno e più “civili” non bisogna abbassare la guardia.
Cortellesi non lo ha fatto di certo e ha avuto la grande intelligenza di rendere anche istruttivo il proprio film, senza però mai fare la morale o uno "spiegone-manifesto". Ma nonostante la pesantezza del tema, C'è ancora domani risulta essere anche un film divertente - grazie a quell'ironia popolare e acutissima della Cortellesi, spalleggiata nel film in modo sublime da Emanuela Fanelli, che ha il ruolo di Marisa, migliore amica della protagonista -, dal ritmo incalzante, che, anzi, ha proprio come impronta stilistica quella di smorzare e dissacrare ogni climax emotivo, che esso sia positivo o negativo. Ed ecco quindi che l'ennesima scarica di schiaffi diventa un ballo in cui i lividi spariscono o una scena d'amore viene "sporcata" da della cioccolata rimasta tra i denti.
È un esordio alla regia più che riuscito quello di Paola Cortellesi, in cui si trova finalmente qualcuno nel cinema italiano che non è nostalgico del passato ma, anzi, è invece totalmente proiettato verso il futuro. C’è ancora domani è un film che sarebbe bello le madri vedessero insieme alle figlie e, si spera, vedano anche padri e figli. Per capire che non basta dire "io non sono così", ma è il momento di dire: non voglio che queste cose succedano ancora e ancora, quindi cosa posso fare per cambiare le cose?
In conclusione C'è ancora domani, il film esordio di Paola Cortellesi alla regia, è più che convincente: ed è un film che bisognerebbe far vedere a quanti più giovani possibile, per mostrare come una società che considera meno, e umilia, più della metà della sua popolazione sia una società malata. Divertente in diversi punti e con tante scelte di regia interessanti estremamente consapevoli e con un cast perfetto sicuramente una delle pellicole migliori del 2023 per quanto riguarda il cinema italiano.
👍🏻
- La regia di Paola Cortellesi, strepitosa e piena di idee interessanti.
- La recitazione di tutto il cast.
- Il ritmo incalzante.
- La scrittura, che si poggia su un'ironia dissacrante.
👎🏻
- Non c’è nulla che non vada in questo film ma qualcuno potrebbe non apprezzare l'utilizzo di musiche moderne per un film d'epoca ma in realtà il loro utilizzo è una scelta perfettamente coerente con quanto viene raccontato.
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CALAMITE E INGORGHI
Il dolore che proviamo in seguito ad un evento pesante come una separazione, o un lutto, o una malattia, potrebbe essere facilmente smaltito e digerito dal nostro quarto chakra.
Immaginiamolo come il forno di un orafo.
Potente e trasformativo.
Il problema che quasi mai noi restiamo che un evento X resti solo quell’evento.
Per la magnetizzazione delle emozioni negative, iniziamo a richiamare una serie di altri eventi negativi minori, che si affastellano uno sull’altro.
Questo blocco di magneti, inizia a gravare sul cuore, che a quel punto, si stringe, si contrae, e infine, si chiude.
Questa è la differenza tra dolore, che è inevitabile e parte integrante dell’esistenza, e sofferenza, che la massa di emozioni negative che noi aggiungiamo senza che l’esistenza ce lo chieda.
Per esempio:
Il mio ragazzo mi lascia.
Evento X.
Inizio a pensare:
La mia vita è un fallimento
Sono un essere inutile
Nessuno mi vuole
Il mio lavoro fa schifo
E cosi via…
A quel punto il macigno che abbiamo depositato sul petto, ci soffoca, e ci fa cadere in uno stato depressivo, che altro non è - in questo caso- che un’inibizione dell’energia vitale che si stocca all’altezza del cuore.
(nb Ci sono molti tipi di depressioni, questa è una delle tante modalità, nel mio approccio esistono diversi sottotipi)
A questo punto effettivamente, tutto inizia a farsi cupo, grigio, asfissiante, e siccome il cuore è la sede della coscienza, si inizia anche a cadere in un profondo stato di angoscia.
L’opposto della teoria del magnete, è l’atteggiamento funeral party, come lo chiamo io.
Ricordo un amico di famiglia, che rimase vedovo assai giovane.
La moglie si ammalò e morì consumata da un male orribile.
Dopo un mese, lui era in Sicilia, a ballare la salsa in un villaggio Valtour.
Non cambia nulla: sono due facce della stessa medaglia.
Entrambi sono modi per non stare con quello che c’è.
Cancellare o aumentare a dismisura, non cambia l’effetto finale.
Un cuore che non lavora come dovrebbe, che si chiude.
Al pari, ci sono persone che dopo 15/20 anni, non hanno rielaborato un lutto o una separazione: nemmeno questo è sano.
Il difficile è lasciare che la realtà mostri il suo volto, anche quando lo fa assestandoci un pugno in faccia.
Inutile negarlo
Inutile modificare il racconto
Inutile cercare anche di capire ‘che cosa ho fatto per meritarmi questo’
Sono tutte fughe
Sono tutti modi di sviare.
L’arte è stare con quel che c’è
Senza far intervenire la mente
Rimanere aperti e lasciando fare al potente e trasformativo forno alchemico.
Se lo lasciassimo fare, scopriremmo una forza e una capacità di ripresa che non riusciamo nemmeno ad immaginare.
Questo è il senso della frase ‘ascolta il cuore, esso conosce ogni cosa’
Non è romanticismo
È alchimia.
_ClaudiaCrispolti_
Impariamo a separare il dolore dalla sofferenza
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Impellenze di una moglie
Non ne poteva più. Maria era sul punto di fare una vera pazzia e tradirlo, a rischio di combinare un macello. La frequentazione della sua amica Lorella, conosciuta da poco, pian piano l'aveva cambiata. Radicalmente. Quella ragazza, più giovane e molto ma mooolto più disinvolta di lei, le raccontava delle sue avventure piccanti con altri uomini all'insaputa del coniuge, di ben quindici anni più anziano di lei. Comunque fosse, Maria non voleva tradire Alfio: era più che altro una questione di carne che bolle. Aveva degli scrupoli morali. Anche se ci pensava sempre più spesso. E si macerava, si struggeva dalla voglia tutto il giorno; non pensava ad altro, ormai.
Si vestiva, truccava e profumava in modo forse esagerato, per le semplici faccende quotidiane. E facendo la spesa al supermercato, cercava in modo sfacciato gli sguardi e i complimenti degli altri uomini. Di questo tormento Alfio non si rendeva conto. Ma una sera tornando dal lavoro la trovò sul letto nuda, culo alzato e ben aperto. Pronta a ricevere il maschio. E passarono una notte sorprendente: egli si dedicò con scrupolo a fotterla senza posa e a scoprire una donna completamente nuova, assai diversa da quella che aveva sposato. Iniziò quindi con lei un periodo di sesso sfrenato. Meravigliose ore.
Maria però bramava con tutta l'anima essere conquistata e posseduta da un maschio che non fosse suo marito; possibilmente con foga. E voleva finalmente anche lei godere delle gioie del sesso segreto. Quello scorrettissimo, quello che inizia di contrabbando e che ti dà il brivido del rischio. Con tutto il suo essere, lei desiderava proprio tradire suo marito, farlo cornuto e se possibile fargli del male, farlo soffrire, sperimentare. Facendosi scopare da qualcun altro. Spesso, preferibilmente. Ogni volta che fosse stato possibile. Così, inevitabilmente ci fu il primo frettoloso tradimento, grazie anche alla perseveranza paziente e complice di Lorella.
In centro infatti aveva casualmente incontrato un suo amico d'infanzia. Entrarono in un bar elegante, per un caffè e due chiacchiere. Dopo alcuni rapidi convenevoli, Maria andò in bagno e si consultò per telefono con l'amica, che la spinse a darsi una mossa. Perché le occasioni vanno colte al volo. Eccheccazzo: forza, datti da fare, puttana! Seppur inizialmente titubante, finì comunque per fargli soltanto una sega, ben nascosti nel separé più nascosto al secondo piano del locale. L'uomo viveva in un'altra città e si trovava nel quartiere nativo soltanto per le passate feste natalizie. Sarebbe ripartito la sera stessa. Quindi lei, rassicurata da queste cose, elettrizzata e felice di provare il brivido dello scorretto, gli regalò così un bellissimo e appassionato arrivederci.
Nascosti opportunamente alla vista degli unici altri due tavoli occupati nel piano, vicinissima a lui alzò appena la gonna, lo masturbò e quando egli stava per venire, piegandogli il cazzo in maniera opportuna lo fece sborrare sulle sue calze. Poi, sempre fissandolo negli occhi, pian piano raccolse la sborra con le dita e se la gustò tutta, ingoiandola con voluttà. Infine, chinandosi rapida, gli prese il glande in bocca e lo ripulì con due colpi di lingua, sempre guardandolo fisso negli occhi. In pratica, gli fece un mezzo pompino rapido. Inghiottì golosa le ultime gocce di sborra residue nel cazzo dell'uomo. Lui intanto, completamente instupidito da quella femmina, se la guardava rapito. Era in completa ed estatica trance erotica.
Maneggiare il cazzo di un altro uomo, sentirlo totalmente in suo potere e infine vedere il suo amato compagno di scuola sborrarle sulle calze però le aprì la mente e gli orizzonti. Realizzò che dopo l'episodio, a cui ripensava di continuo durante le sue giornate, malgrado i suoi complessi di colpa interiori non successe assolutamente nulla di spiacevole! Perché nessuno si lamentò, non scoppiò alcuno scandalo. Il sole sorgeva ancora tutte le mattine. Soprattutto, molto importante, suo marito continuava a scoparsela felice ogni sera, con gran gusto e ignaro di tutto. Maria cominciò allora la caccia alla prossima trasgressione. Quanto lo desiderava fare!
Nella sua mente passava in rassegna tutti i possibili candidati, soppesandone qualità fisiche e gradevolezza generale. Voleva trovare la prima preda non appena se ne presentasse l'occasione. E poi nel tempo a seguire un'altra e un'altra ancora. Avvalendosi degli smaliziati ed esperti consigli di Lorella, ovviamente. Con lei comunque, se non avevano nessun maschio tra le cosce o nel mirino, dopo la spesa mattutina o comunque quando in mattinata erano sole per qualche ora, in casa dell'una o dell'altra avevano preso l'abitudine di accarezzarsi vicendevolmente in maniera ardita. Molto. Avanzavano ogni volta di più verso l'inevitabile intimità totale tra loro.
Arrivò per lei quindi molto presto il culmine della trasgressione: iniziò perciò e senza ulteriori remore, a far l'amore dapprima con la stessa Lorella: fu bellissimo, eccitante e gustarono entrambe il frutto più proibito e immorale. Da quel momento, Maria perse ogni freno inibitore. Poi spinsero il pedale dell'acceleratore e in una stessa sessione lesbica introdussero un giovane stallone. Che spomparono letteralmente. Ripeterono la cosa altre volte insieme. Maria per conto suo però iniziò a fare pompini ai ragazzi e agli uomini che riusciva ad acchiappare in giro. Non le era difficile, vivendo in una grande città e usando i siti e le app di annunci erotici.
Le piaceva moltissimo lavorare il cazzo e ingoiare la sborra: quando la vedeva schizzare fuori, sentiva in sé una specie di ebbrezza erotica che la gratificava moltissimo. Infine, senza più scrupoli, iniziò a fare l'amore con due uomini contemporaneamente. Le sensazioni che provava prendendo due cazzi in corpo nello stesso momento erano qualcosa di mai provato prima e totalmente appagante. Suo marito non lo seppe mai. Era molto accorta, nel gestire i suoi affari privatissimi. Anche perché aveva organizzato le cose in modo da scopare regolarmente proprio con i due amici più stretti di Alfio: due gemelli omozigoti, entrambi scapoli e non sposati!
Li aveva circuiti con pazienza e scaltra malizia. Loro avevano qualche anno in meno di Alfio ed erano abituati da sempre a scambiarsi o condividere le cose. Dapprima scopò con uno; poi si decisero e si amarono in tre. Alfio a ogni modo era tranquillo, nel menage familiare, anche perché lei non gli faceva assolutamente mai mancare il lungo e appassionato pompino mattutino al risveglio e la torrida scopata serale prima di dormire. Spesso poi, di notte lo svegliava e si faceva inculare sedendoglisi sopra, a cavallo: con le pance e i bacini a contatto, come la dominatrice e padrona che era meritava. E lui allora quanto le sborrava dentro!
Maria provava e perfezionava con Alfio ciò che avrebbe replicato in settimana con i suoi due amanti fissi segreti. Con ognuno di loro o entrambi, molto discretamente e nelle occasionali assenze protratta del marito per lavoro, amava fare l'amore proprio nel talamo coniugale. Per sentirsi femmina desiderata dal genere maschile ma traditrice e sporca al massimo. Godeva doppio, così. C'è da dire che i due coniugi in ogni caso ebbero tra loro un rapporto sereno, lungo e felice. Unione che fu benedetta dopo qualche anno dal matrimonio dalla nascita di ben tre figli. Lorella ovviamente fu la testimone di battesimo per la femmina, così come a turno per i fratellini vennero scelti i gemelli amici di Alfio.
Che erano ormai già profondi conoscitori dell'anatomia di sua moglie, ognuno più generoso dell'altro, con lei. La amavano. Maria quindi continuò per tutto il tempo in cui fu sposata con Alfio a godere della dolce, adorata fregna di Lorella. E dei cazzi arrapati e prepotenti dei suoi amanti. Dei due gemelli amici di famiglia prima di tutto e poi, quando più raramente le capitava, anche di qualcun altro. Alcuni rapporti erano soltanto occasionali e certamente non avrebbe mai più rivisto l'amante del momento, altri invece se li organizzava più o meno regolarmente: aveva infatti in parallelo coi gemelli anche una mezza storia di passione proibita col suo capo.
Un uomo di sessant'anni ben portati che comunque la soddisfaceva molto. La sfondava di dritto e di rovescio. Lui la adorava, perché con Maria ritrovava la sua gioventù, il vigore dei trent'anni. E poi lei aveva l'enorme attrattiva sessuale di una giovane donna, cosa che sua moglie ovviamente non poteva più offrirgli. Ma ciò che lei provava con i due gemelli amici di suo marito ovviamente era senza eguali. Loro man mano che la scopavano la conoscevano sempre meglio e le facevano raggiungere posti lontanissimi, pieni di genuini e soddisfacenti orgasmi. Mentre la riempivano di sborra: da soli o in coppia.
Quella donna adorava mettere le corna al coniuge. Soprattutto con i suoi stessi amici intimi. Perché, pensava, con gli altri ormai lei godeva si, ma solo a metà. Però anche per il suo capo aveva una particolare affezione: soprattutto di carattere sentimentale. Con lui infatti non era solo sesso: si sentiva protetta, adorata e amata con vera passione. E di contro anche lei gli si era attaccata. Scopavano con vero e proprio amore. Comunque, tra le altre cose scoprì subito di riuscire con relativa facilità a prenderlo in culo anche a secco, con un'infilata rapida, poi a spompinare ingerendo il cazzo fino alla radice e infine a prendere due uccelli in figa contemporaneamente.
E un po' per sentimento, un po' per le sue specialità da vera troia, veniva cercata spesso, dal suo capo. Ma l'ultima raffinatezza era una cosa che ovviamente riservava solo ai suoi due fedelissimi. Successe quasi per sbaglio: uno dei due, volendo entrare in lei in preda alla foga, non si rese conto di star puntando anche lui allo stesso orifizio in cui già era suo fratello, che era partito come un treno nella scopata. E quando lei urlò di dolore ormai era troppo tardi: aveva due uomini dentro la fregna. Era andata. Continuarono così tutti e tre, fino a un orgasmo sorprendente: caratterizzato da una cospicua eiaculazione maschile e una dolcissima, lunga, soddisfacente estasi d'amore per la donna.
Quindi, ai primi e un po' esitanti tentativi di doppia penetrazione in figa ne seguirono prestissimo molti altri. Ovviamente, seguì la doppia penetrazione anale. Che, seppur con cautela, avvenne con successo e poi ripetutamente. Adorava sentirsi una vera puttana. E usare attrezzi sadomaso, per incrementare la sua sensazione di totalmente sottomessa alle urgenze del maschio. Sperimentarono fino al perfezionamento di tutte le possibili posizioni dell'amplesso a tre. Il sesso le si era piazzato in testa e non poteva far altro che arrendersi ogni volta alla passione urgente. Che era insieme proibita e bellissima. E gli eventuali scrupoli morali venivano coperti agevolmente ormai dal callo dell'intenso godimento provato. Il sesso forte e scorretto, fuori dal matrimonio era divenuto ormai la sua vera, unica e adorata dipendenza. Dolcissima. Irrinunciabile.
RDA
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Storia Di Musica #297 - Richard And Linda Thompson, I Want To See The Bright Lights Tonight, 1974
Nel 1972, quando abbandona i leggendari Fairport Convention, gruppo cardine della rivoluzione del folk sulla via della sua elettrificazione, ha poco più che venti anni. E già allora era unanimemente considerato un talento prodigio e cristallino. Abbandona un gruppo popolarissimo e autore di dischi capolavoro per seguire la sua visione di musica, una nuova via britannica al folk, che mescoli insieme il rock'n'roll con le cantate popolari dei secoli precedenti, strumenti ad arco con la sua fidata chitarra elettrica, dulcimer e fisarmoniche. Nello stesso anno pubblica il primo tentativo, Richard Thompson Starring As Henry The Human Fly, dove è aiutato da un pezzo dei Fairport (la voce inarrivabile di Sandy Denny e il basso-guida di Ashley Hutchings) dove sperimenta questo mix che è ancora acerbo, come la sua voce (nei Fairport non era il cantante principale) ma che ha le prime canzoni gioiello (The Angels Took My Racehorse Away, che stilla britishness in ogni nota) e le prime grandiosi ballate (The Poor Ditching Boy o l'altrettanto bella The Old Changing Way). Tra le coriste c'è una giovane cantante, con pochissima esperienza, Linda Peters: diventerà in pochi mesi la moglia di Richard e tutto è pronto per il primo disco da duo. Le premesse tuttavia non sono rosee per questo lavoro. Il precedente fu un mezzo fiasco commerciale e solo i buoni rapporti di Thompson con il boss della Island, Chris Blackwell, permisero la pubblicazione del lavoro. Che infatti fu registrato in pochissime sedute ai Sound Techniques studio nel quartiere di Chelsea a Londra, con l'aiuto dell'ingegnere del suono e comproprietario John Wood, per si dice un paio di migliaia di sterline per un paio di settimane nel Maggio 1973. Forse anche per questo il disco, che ha una sua aura tutta particolare, è dark e malinconico, ma di un fascino incredibile, che all'epoca fu del tutto ignorato (tanto che il disco fu pubblicato fuori dalla Gran Bretagna soltanto nel 1983, in uno dei picchi di fama di Richard e Linda) e da allora è considerato uno dei capolavori del folk rock britannico.
Linda ha una voce sorprendente e si lega magnificamente, in una sorta di incrocio fuoco e ghiacco, con quella ruvida e bassa di Richard. I Want To See The Bright Lights Tonight esce nell'Aprile del 1974, dopo quasi un anno dalle sessioni con Wood. le canzoni che lo compongono sono meravigliosamente dolenti, disegnando i contorni di una umanità stanca e disillusa, sofferente, quasi senza speranza. Si passa da ballate elettriche che sanguinano sofferenza come la spettacolare Calvary Cross, o l'altrettanto dolente When I Get To The Border, elegia di chi sta scappando dal brutto del mondo (A one way ticket's in my hand\Heading for the chosen land\My troubles will all turn to sand\When I get to the border). Sono canzone che parlano di alcool, come Down Where The Drunkards Roll, rifugio per lo stordimento. In Linda Thompson, Richard ha trovato una collaboratrice eccezionale e una cantante di livello mondiale; Linda possedeva una voce chiara e ricca come quella di Sandy Denny, ma con una forza che poteva facilmente sostenere il materiale spesso pesante di Richard, e si dimostrò capace di affrontare qualsiasi cosa le venisse presentata, dal country di Withered And Died fino alla parata di personaggi da circo di The Great Valerio, dal sapore brechtiano con una parte finale strumentale che ha il sapore di una composizione di Erik Satie. Thompson se nella canzone più dark del disco, The End Of The Rainbow è più desolatante che mai quando canta: Life seems so rosy in the cradle,\But I'll be a friend I'll tell you what's in store\There's nothing at the end of the rainbow\There's nothing to grow up for anymore, regala una speranza nella title track, cantata da entrambi, con il famoso riff rock'n'roll dei bei tempi e gli ottoni della CWS Manchester Band, all'epoca la più grande brass band del paese, perchè ci si può divertire con poco ogni tanto: Meet me at the station, don't be late\I need to spend some money and it just won't wait\Take me to the dance and hold me tight\I want to see the bright lights tonight.
Come accennato il disco venne quasi del tutto ignorato, tanto che l'anno successivo, nel 1975, Hokey Pokey è un disco decisamente più leggero e scanzonato, e la coppia tra alti e bassi continua a scrivere, a suonare e a fare concerti, riuscendo a garantirsi un certo seguito. Ma è il momento della riscoperta di questo capolavoro che è particolare: fu infatti ristampato appena dopo il loro nuovo capolavoro, Shoot Out The Light (1982), che anche nel titolo chiude un cerchio relazionale, dato che è l'ultimo come marito e moglie; è decisamente il più rock dei loro lavori, e racconta quasi come un film di Bergman la fine della loro storia d'amore, con l'aiuto decisivo in cabina di registrazione di Joe Boyd, grande talent scout e produttore dei Fairport Convention. In esso una canzone di Linda, drammatica nella sua bellezza, Walking On The Wire, dice:
Too many steps to take Too many spells to break Too many nights awake With no one else This grindstone's wearing me And your claws are tearing me Don't use me endlessly It's too long It's too long to myself.
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Gank Your Heart
mmm.... mmm.... mmm
Beh che dire?
E' finita.
Dopo 35 episodi - che potevano essere benissimo una venticinquina - di angst, drammi, cose a cazzo, forzature, personaggi of characters, love story traballanti ed altre cose - sono finalmente arrivata alla fine, di quella che posso dire esser stata una delle serie che mi è piaciuta meno quest'anno.
Chiariamoci: ho visto cose ben peggiori di Gank. Serie da 4 soldi viste solo da me, con badget sotto lo zero, girate sotto i ponti, con attori presi direttamente al canile ed il copione scritto su carta igenica. roba per fini intenditori
Ma Gank ha il "merito" di essere - sulla carta - una bella serie. Non solo per la presenza di Yibo ( fulgida stella ) ed altri volti noti, ma anche per una storia carina che mischia i temi tipici degli e-sport ( l'amicizia, il lottare per realizzare i propri sogni, antagonismo costruttivo...) con il romanticismo più sentimentale.
Motivo per il quale non c'era nessuna ragione affinché non mi piacesse. Sulla carta aveva tutto il necessario per essere una serie quantomeno attraente.
E allora, perché non lo è stata?!
Prima di questo, voglio spezzare una lancia alle cose positive della serie:
L'amicizia
Punto focale di qualsiasi drama che parli di sport - soprattutto quelli di gruppo - è il rapporto tra i membri del team. E Gank crea delle relazioni amicali davvero belle. E non sto parlando solo della squadra finale Phoenix ma anche del legame che i vari giocatori creano con i propri compagni.
Penso ad esempio a Kong e Lin Yi Xuan o Pei Xi e Xia Ling. Ma ce ne sono tante altre nella serie che mi sono piaciute molto e che credo ben fatte e ben costruite.
Si vede, da parte degli addetti ai lavori, la cura che hanno messo nell'affrontare questa tematica e renderla centrale.
Pei Xi e Luo Tian
Che questi due personaggi siano rimasti nel cuore dello spettatore, forse più dei lead, non mi stupisce.
Pei Xi è sicuramente stato il mio personaggio preferito dell'intera serie e mio MVP morale. Nonché unico motivo che, certe volte, mi dava la forza di andare avanti quando l'irritazione raggiungeva livelli da ospedale.
Pei Xi infatti è uno dei pochi personaggi che compie un evoluzione, rendendolo uno dei characters più realistici e umani della serie. Ho adorato il suo rapporto con Kong, la loro iniziale rivalità atta al miglioramento che poi sfocia in un affetto quasi fraterno. E che dire del suo legame con Xia Ling? Quando nel finale il ragazzo più giovane è in difficoltà, preso dai dubbi e dalla tristezza, ho trovato stupendo che sia stato proprio Pei Xi a tirarlo fuori dalla melma ed a rimetterlo in piedi. Non la sorella. Non Kong. Non i genitori. Ma Pei Xi.
E poi c'è Luo Tian. Il commentatore dal cuore gelido e severo ma che in realtà è un pezzettino di pane. Ho amato la sua professionalità, l'amore visibile per il suo lavoro e la fermezza con cui insegnava alla lead, rendendolo un insegnante eccellente e competente. Divino.
Che Luo Tian sia un essere superiore è poi cosa ovvia: basta una sua parola e come Mosè che apre le acque del Mar Morto, così i personaggi rinsaviscono, ritrovando magicamente la ragione oppure si pentono dei loro peccati, illuminati sulla via del rammarico.
AMEN.
La storia di Xia Ling
Carina è stata anche la storia di Xia Ling.
Il suo terribile infortunio che lo porta ad una comprensibile brutta depressione è stato un bel momento per la serie, sia per una questione di realisticità, sia per esplorare la psicologia dei personaggi, rendendoli più veri e umani.
L'asocialità, la tristezza, il rapporto con i genitori, il giudizio della gente, il sentirsi inutili e disperati per non poter più fare ciò che si ama... credo che la serie in questo frangente sia stata davvero brava.
Anche il fatto che Xia Ling sia il più "fragile emotivamente" del gruppo è stata una cosa positiva per me, poiché contestualizzava la giovane età del ragazzo ed il suo essere il novellino del team, bisognoso sì di protezione ma con enormi potenzialità.
I sogni dei due lead
Altra cosa che ho apprezzato è che entrambi i due protagonisti avessero un obiettivo e lottassero per raggiungerlo. Qui nessuno è la spalla o il mero interesse amoroso di nessuno ma vivono le loro vite per ottenere ciò che vogliono, sostenendosi a vicenda ed incoraggiandosi uno con l'altro.
E questo è oro che cola.
E qui il pensiero corre a Go Go Squid. XD
L'impegno che entrambi mettono nel raggiungere i loro obbiettivi è ben visibile e mi è piaciuto molto il fatto che lottassero per i fatti loro ma che al contempo avessero l'uno e l'altra per incoraggiarsi ed aiutarsi a vicenda, senza essere invadenti.
Bene. Le cose positive sono finite.
Andiamo a ciò che non mi è piaciuto:
La scrittura
Allora, io credo che il problema più grande di Gank Your Heart sia la sua scrittura. A tratti scialba, superficiale, piena di buchi e semplificazioni, con clichè su clichè , dialoghi ripetitivi e con personaggi piatti o che - cosa ancora più grave - venivano sacrificati nella loro caratterizzazione in nome della trama.
Non c'è cosa che odio di più che vedere un personaggio presentato in un certo modo, che si comporta con un certo atteggiamento, cambiare all'improvviso perché la storia lo richiede.
Ma andiamo con ordine.
La trama non è male. La storia in se, pur non essendo niente di eccezionale o di nuovo, è carina ed ha alcuni elementi di novità apprezzabili.
Ma appunto è anche troppo allungata: problematiche che sono risolvibili in mezza giornata, diventano infinite e la serie s'inventa cinquanta escamotage per tirarla per le lunghe, immolando la coerenza narrativa e la logica perché tengano botta fino alla fine. E qui mi sto riferendo alla ex di Yibo nella parte finale della storia o anche a tutte le volte che la lead è fuggita dal lead, bloccandolo in tutti i modi e diventando così campionessa di ghosting selvaggio. Oppure penso al manager dei Legends, personaggio dipinto come invincibile per svariati episodi per poi crollare in due secondi quando la storia non aveva più bisogno di lui.
Ovviamente i due lead riescono a realizzare i loro sogni - che ve lo dico a fare - ma ho trovato il conseguimento di quello di Qiu Ying molto facilitato. Non nego l'impegno che ha messo nel farlo ma rimango perplessa per la velocità con cui ha raggiunto tale risultato: considerando che scopre il suo sogno intorno al 14° episodio, diventa campionessa locale del gioco circa al 22° - senza averci mai giocato prima - e commentatrice ai mondiali dieci episodi dopo, mi chiedo se non sarebbe stato meglio se Qiu Ying avesse almeno saputo sin dall'inizio come funzionava il gioco ed il mondo dell'esport. Invece è passata dall'esserne digiuna per diversi episodi, fino ad arrivare ad esserne espertissima nel giro di quello che per me è stato pochissimo tempo.
Il risultato è stato quello di lasciami in bocca quel sapore di forzatura: "dobbiamo dare anche alla lead per forza qualcosa legato all'esport. Ma cosa? Ah si, facciamo che faccia la commentatrice." Insomma, poco naturale. ma qui c'è poco di naturale
Passiamo poi ai personaggi. Come detto sopra, per me si salvano solo i secondari. Mi tocca bocciare sia Kong che Ying. E non per colpa loro. I due attori poi, sono stati bravissimi e si vede che hanno dato il massimo. Lei poi è bellissima e lui ... beh una gioia per gli occhi.
Il problema per me è che sono personaggi noiosi. Bravi, belli, dolci, gentili, compassionevoli fino al sacrificio, intelligenti, professionali, seri. Non hanno un cacchio di difetto manco a pagarlo oro. Probabilmente puntano alla santità.
Nemmeno di fronte a palesi ingiustizie, cattiverie, invidie e gelosie viene fuori il loro lato più umano e vero. Quello che ti fa incazzare come una bestia, fare cose stupide magari, arrabbiarti con chi non c'entra nulla, fare errori o cazzate. Niente. E quindi mi hanno dato per tutto il tempo quella sensazione di finto, di buonismo a tutti i costi.
Chi paga di più per la cattiva scrittura è comunque Kong che poraccio si sarà ripulendo le orecchie dopo tutte le imprecazioni che gli ho tirato ogni volta che c'era di mezzo la sua ex.
Il tapino infatti, nonostante avesse scritto il suo amore per la lead su tutti i muri della Cina, diventava stranamente muto ogni qualvolta Mi Ya reclamava il suo cuore. Strano, per uno che c'era stato presentato come un tipo che non aveva paura di dire quello che pensava, uno deciso e chiaro! Soprattutto nella sua relazione con la lead.
Ovviamente, l'omertà fuori carattere non era casuale. Serviva per creare angst nella coppia principale e riempire episodi ed episodi di angoscia e lacrime.
Ma.... Ma il vero risultato che ne è uscito fuori è un Kong che tiene il piede in due scarpe, proclamando amore per la lead e al contempo uscendo con la ex senza darci nessun motivo plausibile.
Bastava un dialogo. Un dialogo chiarificatore che risolvesse le cose. Ed invece no. Perché i dialoghi importanti - che esulano dal sogno da raggiungere - e che siano più terra terra, non ci sono stati dati. Per inciso, non sappiamo nulla della famiglia di Kong o di come sia andata davvero la storia della famiglia di Ying con la morte della madre ed il matrimonio successivo.
Tutti quei dialoghi chiarificatori e svelatori di risposte ma anche di animo umano, non ci sono. E quindi la lead e la matrigna fanno pace tenendosi per mano, i due lead si rimettono insieme nel finale senza parlare di quello che è successo, l'allenatrice e Sun Ze Yi si ri fidanzano senza discuterne....
PS: ho "adorato" il finale della serie. Seriamente, l'idea di far rimettere insieme i due lead per la vittoria senza avere manco una parola su Mi Ya e tutto il dramma attorno ad esso, è stato geniale. C'erano sti due che si abbracciavano tutti contenti ed io che pensavo:-" ma...ma... si rimettono insieme cosi?!" Ma Ying non lo aveva lasciato anche perché si prendesse cura di Mi Ya? Kong non aveva detto che con il tempo avrebbe spiegato tutto alla ragazza e avrebbe risolto le cose? Perché non lo stanno effettivamente risolvendo e stanno facendo finta che non sia mai successo?! Geniale.
Ultima cosa che certifica il mio pensiero sulla brutta scrittura, riguarda i cattivi della storia. Scrivere un eroe, un personaggio positivo è sempre più facile di un bel cattivo. I personaggi negativi sono difficili da creare perché è un attimo che ti diventano della macchiette che stanno nella storia solo per avere il ruolo di villain e creare difficoltà agli eroi di turno, senza aggiungere nulla all'economia emotiva della storia.
Gank non si discosta da questo, mettendo in scena ben tre cattivi uno peggio dell'altro:
Il manager dei Legend ad esempio, oltre ad aver quasi violentato la lead ed averla fatta franca - BRAVI - era uno stronzo perché si. Odiava Kong con una cattiveria così omicida che la motivazione del suo accanimento, sembrava esagerata. In pratica voleva buttarlo fuori dalla squadra perché non seguiva i suoi ordini preferendo allenarsi piuttosto che fare pubblicità.
Reato punibile con la morte a quanto pare. O almeno una colpa così grave da giustificare autogol economici pur di rovinargli la reputazione. Ho riso tantissimo quando mi sono accorta che sto tizio stava mandando in bancarotta la sua stessa azienda... tutto per licenziare Yibo! XD Bravo.
Gli altri due villain li metto insieme perché sono effettivamente una coppia. Anche per loro, l'odio che nutrivano per i protagonisti, le cattiverie che gli hanno inferto, le meschinità e via dicendo, sono sembrate esagerate. Alla luce anche del fatto che ovviamente i due lead erano sempre innocenti come agnellini e che mai hanno fatto qualcosa di male.
La coppia d'oro ci è stata presentata che già odiava i due lead. Senza manco conoscerli o senza manco che avessero fatto qualcosa. Così. Di default.
La serie vorrebbe farmi credere che questa malignità derivasse dall'invidia e dalla gelosia per i due lead ma... piccoli angeli...mica sono nata ieri sera! Quando uno è invidioso o geloso, lo nasconde. A meno che non abbia 5 anni e non sappia gestire le proprie emozioni.
Qiao Xin e Qi Yue invece mostravano un palese astio per i due protagonisti, stando in questa serie solo per creare difficoltà ai due lead per poi venir illuminati dal perdono in una scena che mi ha fatto cadere letteralmente le braccia.
Quanto sarebbe stato bello se Qiao Xin fosse stata effettivamente una rivale qualificata per la lead? Un motivo di miglioramento per Ying che mostrasse effettivamente la sua bravura, non perché la sua rivale era una stronza che faceva giochini meschini e quindi Ying era l'unica commentatrice rimasta ma perché effettivamente competente nel suo lavoro, dopo aver "sconfitto" la sua rivale sul suo stesso campo. E invece no. Mi sono toccate scene di calunnie, giochetti sporchi che hanno avuto il solo risultato di autoeliminazione per Qiao Xin.
Ma d'altronde cosa posso aspettarmi da una serie che inserisce la rivale della lead nel mondo dei commentatori ad mentula canis? Quando ho visto Qiao nel programma Stelle di domani ho davvero capito la povertà narrativa del drama: mai, fino a quel momento, Qiao aveva espresso desiderio di diventare commentatrice.
Mai.
Ma guarda un po', le viene il ghiribizzo proprio quando c'è anche la lead come partecipante. Il caso.
E quando la lead vince il concorso e quindi si assicura il posto ma scopre che anche Qiao lavorerà con lei perché entrata per vie traverse, ho capito che la serie avrebbe fatto di tutto, contraddicendosi pure, pur di averle per forza nello stesso spazio e continuare la rivalità.
E va beh, è andata cosi.
Rispondendo poi a @lisia81 che mi chiedeva se avessi preferito questa serie a Falling Into Your Smile, ti dico che sì, continuo a preferire Falling.
La sua storia è molto meno impegnativa e più semplice, i personaggi vivono meno drammi, la recitazione della lead è quello che è, il lead sta lì per bellezza.... ma continuo a preferirlo anche solo per la scrittura.
Falling per quanto semplice è scritto bene, in modo chiaro e narrativamente coerente. I personaggi non vanno fuori di carattere in base alla trama e mi sono piaciuti anche a livello di personalità o modo di reagire agli eventi.
E infine, mi è piaciuto di più anche per via del gioco in sé. Falling ti permetteva di entrare nella partita tramite animazione, rendendo tutto un po' più immersivo e comprensibile. Nelle partite di Gank invece ci ho sempre capito pochissimo e certe volte intuito che avevamo vinto o perso o che stava andando bene o male, solo dalla reazione dei giocatori.
Concludendo:
Gank è per me una serie relax. Una di quelle perfette se vuoi rilassarti senza pensare a nulla o ragionare su niente. Perché appena azioni il cervello si sfragne tutto.
Mischia benissimo le tematiche proprie dell'esport e quelle romantiche, con una storia d'amore ben costruita che può scaldare il cuoricino e farti una bella coccola, mentre ti godi le belle amicizie e la lotta di ognuno per raggiungere i propri sogni.
Meritevoli i personaggi secondari dove sembra che la serie si sia concentrata per renderli più veri e umani dei protagonisti che pur essendo carini da vedere, rimangono per me dimenticabilissimi.
Il dramma, come detto sopra, rimane la scrittura della serie che inficia tutta la narrazione, soprattutto per me che sono una cagacazzi critica e che mal sopporto tutte le problematiche legate ad una scrittura dubbia.
Voto: 6,5
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[✎ TESTO ♫ ITA] Hope on the Street Vol.1 - J-Hope⠸ ❛ NEURON ❜⠸ 29.03.2024
[✎ TESTO ♫ ITA]
J-HOPE 📀 Hope On The Street Vol.1
🌟🕺 ❛ NEURON (with Gaeko & Yoon Mirae ❜ 💃💫
~ NEURONE ~
__ 29. 03. 24 | Twitter __
SCRITTA DA: j-hope, Gaeko, Pdogg, Yoon Mirae
PRODOTTA DA: Pdogg
youtube
* Il titolo della canzone, "NEURON" è sì un rif. ai 'neuroni' – cellule specializzate nella ricezione, elaborazione e diffusione delle informazioni e stimoli ricevuti, attraverso segnali elettrici e chimici -, ma anche alla crew di ballo NEURON, di cui faceva parte j-hope prima di debuttare con i BTS, n.d.t.
Lasciate che ve lo ripeta
Non ci daremo mai e poi mai per vinti, per sempre
Lasciate che ve lo ripeta
Saremo eternamente vivi e in movimento
(il tuo/vostro movimento interiore ha radici profonde
non perderlo/perdetelo mai
perché è più prezioso di ogni altra cosa)
N-E-U-R-O-N, prestate attenzione¹ N-E-W-R-U-N, non è abbastanza Appello a tutti i miei neuroni In piedi, NEU In piedi, RON N-E-U-R-O-N, prestate attenzione N-E-W-R-U-N, non è abbastanza L'inizio di questa mia opportunità inestimabile Meglio NEW (*nuova) Meglio RUN (*corsa)
Neuron, una reazione ai miei pensieri Neuron, una reazione alla mia vita
New run, è di nuovo il mio momento
Uno stimolo per i miei nervi, come quando ero più giovane, mi lancio
Il mio corpo a stile libero, ancora freestyle
Il mio spirito è intramontabile, una cosa prima mai vista
Un albero ben radicato, come l'acqua sorgiva che fluisce in profondità
Perché questi neuroni sono le cellule che mi hanno risvegliato
Lasciate che ve lo ripeta Non ci daremo mai e poi mai per vinti, per sempre Lasciate che ve lo ripeta Saremo eternamente vivi e in movimento Lasciate che ve lo ripeta Non ci daremo mai e poi mai per vinti, per sempre Lasciate che ve lo ripeta Saremo eternamente vivi e in movimento
N-E-U-R-O-N, prestate attenzione N-E-W-R-U-N, non è abbastanza Appello a tutti i miei neuroni In piedi, NEU In piedi, RON N-E-U-R-O-N, prestate attenzione N-E-W-R-U-N, non è abbastanza L'inizio di questa mia opportunità inestimabile Meglio NEW Meglio RUN
La vita che ho vissuto mi si legge in viso
Mi guardo allo specchio e ciò che vedo non è niente male
Rilasso le spalle, per essere onesto
Ho dozzine di buone motivazioni
Al crocevia dove si incontrano i neuroni
Cerco con calma di comprendere il significato della vita, le ragioni
Quanto fulminea e distante sarà la traiettoria di lancio
Lunga o breve, dipenderà da ogni singola decisione
Mi sono liberato delle bombe [*dei pesi]
Ho passato la palla alla mia crew
Gioco a catch ball con mio figlio
Prendo la metro dalla periferia
Il metronomo ancora vicino al piano della mia infanzia
Tenere il tempo è diventato il mio lavoro ed i guadagni continuano a salire
Ma la mia vita è ancora precaria
L'ansia del futuro è sempre in agguato sotto-palco come uno spettro
Urlo, faccio casino e poi rientro
Per rilassarmi con un semplice pasto fatto in casa
Giusto per avere del rumore di fondo
Lasciate che ve lo ripeta Non ci daremo mai e poi mai per vinti, per sempre Lasciate che ve lo ripeta Saremo eternamente vivi e in movimento Lasciate che ve lo ripeta Non ci daremo mai e poi mai per vinti, per sempre Lasciate che ve lo ripeta Saremo eternamente vivi e in movimento
j-hope x Yoon Mirae, tutto un altro livello
Pace e amore sono le due parole che mi porto nel cuore
Solleva il tuo [segno] peace, due dita verso il cielo
Ma non aspettatevi un okei-doke [*okay], baby T ²è un angelo nero
Una piccola miss dal sorriso impetuoso (Oh no)
Ora j-hope le ha passato il beat drop
Ma guardatevi, lì che rodete, perché s'è presa la parte migliore
Sì, il flow lo puoi imparare
Ma l'ardore non può essere insegnato
Io ho passione per quest'arte
Adrenalina, non mi sono mai fermata
Musica e famiglia, son tutto ciò che conta
Mi danno la forza di continuare giorno dopo giorno
Musica e famiglia, le cose più importanti
La mia motivazioni nei giorni in qui detesto tutto quanto
Mi ricordano che Dio ha creato qualcosa di speciale
Guardatemi, io ce l'ho fatta
Lasciate che ve lo ripeta
Non ci daremo mai e poi mai per vinti, per sempre
Lasciate che ve lo ripeta
Saremo eternamente vivi e in movimento
Lasciate che ve lo ripeta
Non ci daremo mai e poi mai per vinti, per sempre
Lasciate che ve lo ripeta
Saremo eternamente vivi e in movimento
N-E-U-R-O-N, prestate attenzione
N-E-W-R-U-N, non è abbastanza
Appello a tutti i miei neuroni
In piedi, NEU
In piedi, RON
N-E-U-R-O-N, prestate attenzione
N-E-W-R-U-N, non è abbastanza
L'inizio di questa mia opportunità inestimabile
Meglio NEW
Meglio RUN
Lasciate che ve lo ripeta
Non ci daremo mai e poi mai per vinti, per sempre
Lasciate che ve lo ripeta
Saremo eternamente vivi e in movimento
Note:
¹gioco di parole con NEURON (neurone) e NEW RUN (nuova corsa/nuovo inizio/nuovo giro), la pronuncia è simile,
² Baby T: la T sta per Tasha (Natasha Shanta Reid), il nome americano di Yoon Mirae, n.d.t.
⠸ Ita : © Seoul_ItalyBTS⠸
youtube
#Seoul_ItalyBTS#TradITA#ITA#Traduzione#Testo#BTS#방탄소년단#J-Hope#JungHoseok#제이홉#HOPE_ON_THE_STREET_VOL_1#NEURON#290324
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